www.oggiespatrio.it bambini childrenMiriana, a differenza di tutti gli altri giovani diplomati che dopo il Liceo intraprendono, quasi per dovere, la carriera universitaria, ha deciso di cambiare rotta, scegliendo di partecipare al Servizio Volontario Europeo (SVE).

Questa scelta apparentemente azzardata le ha cambiato la vita, facendole capire anche l’importanza di ritornare a studiare e di progettare la sua vita come lei la desidera, e non come la immaginano gli altri. Ecco la storia di Miriana raccontata proprio da lei.

La fine del Liceo stava arrivando e portava con se la necessità di avere un piano per il futuro.

Grazie alla mia esperienza di volontariato in un’associazione della mia città, ero sicura di voler lavorare con i bambini e gli adolescenti che vivono una condizione di disagio, sia essa sociale che mentale.

Ciò di cui non ero sicura , però, era la certezza, per tutti ma non per me, di iscriversi all’università.

Al Liceo ero stata una studentessa modello, ma per esserlo avevo sacrificato tanto, compresa la parte più “creativa e spontanea” di me stessa. Così mi sono concessa una pausa dalle aspettative altrui ed ho deciso, per una volta, che avrei fatto quello che sentivo fosse giusto per me.

E’ stato allora, cercando altre alternative, che mi sono imbattuta su internet sul Servizio Volontario Europeo (SVE).

All’inizio, seppure lo avessi trovato estremamente interessante, non pensavo di prendervi parte perché non credevo realistica l’opportunità di fare un’esperienza all’estero avendo come prerequisiti solo la maggiore età e la voglia di mettersi in gioco, senza particolari titoli di studio, certificati linguistici, e per di più con le spese di viaggio (per il 90 %), il vitto e l’alloggio, fornite dall’Unione Europea.

“O tutto questo non è reale o io non verrò mai presa!” questa è stata la mia prima reazione.

Invece le cose non sono andate così: ho trovato il progetto che più mi piaceva in Romania, a Bucarest, e adesso mi trovo qui da Ottobre.

Vivo in un appartamento a sud della città insieme ad altre quattro ragazze di diverse nazionalità (un’italiana, una spagnola, una tedesca ed un’estone) ma l’associazione ospita, in realtà, altri 20 volontari provenienti da 16 differenti Paesi, tra cui Perù ed Uruguay.

Faccio animazione clinica per bambini in 4 diversi ospedali di Bucarest, e tutte le volte che un bambino su un letto d’ospedale mi sorride, capisco che non avrei potuto fare una scelta migliore di questa.

Promuovo il volontariato in generale e il volontariato all’interno di 5 musei, di cui 4 in Bucarest e uno a Targoviste. Motivo per cui pian piano sto riuscendo a penetrare nella cultura di questo magnifico Paese che mi rendo conto, in Italia, non conosciamo abbastanza.

A Gennaio inizieremo, inoltre, la promozione del volontariato anche in altre città della Romania e attività in un istituto con ragazzi dipendenti da droghe.

ospedaleIn più nel mio tempo libero ho avuto la fortuna di incontrare una fantastica associazione, Fondazione Parada, che da anni lavora con i bambini e le famiglie che vivono nelle strade di Bucarest, offrendo loro servizi di prima necessità e il circo sociale come alternativa all’indifferenza che li circonda.

Cosa posso dirvi di più? Non tutto è stato perfetto. Le prime due settimane, al contrario, sono state per me difficili: avevo difficoltà con la lingua, sentivo la mancanza della mia famiglia e degli amici, temevo un po’ il confronto con altri volontari (con una formazione alle spalle e delle esperienze sicuramente più solide delle mie). Ci sono state, poi, le difficoltà del vivere in un contesto interculturale e infine del doversi confrontare sulle diverse aspettative che ognuno aveva sul progetto.

ospedale2Ma adesso sono sicura: sicura di aver fatto la scelta giusta seguendo le mie emozioni, sicura che questa esperienza stia arricchendo la mia formazione ma, soprattutto, la mia persona, sicura di voler tornare “sui libri”, perché adesso più che mai ho capito cosa desidero per il mio futuro e voglio raggiungerlo.

E invito tutti voi che avete letto queste righe, se potete, a provare questa esperienza; perché nessuno potrà mai raccontarvela tanto bene da farvi provare almeno un briciolo delle emozioni che “inondano” un volontario SVE, che come un marinaio vive tra l’estrema eccitazione di “raggiungere terra” e l’estrema paura di “perdere tutto in una tempesta”.