Oggi leggiamo insieme la storia di Vittoria, che dopo l’Erasmus in Inghilterra ed un periodo trascorso in Germania, sta seguendo il sogno di diventare giornalista a Bruxelles grazie ad un Master in Giornalismo Europeo.

Mi chiamo Vittoria, ho 23 anni e di professione faccio la expat. Non è che me la sia proprio scelta, come professione. E’ arrivata per caso. In un momento inscrivibile tra la Crisi economica e la disoccupazione galoppante.

Non che mi dispiaccia. Anzi, a dir la verità mi ci trovo piuttosto bene (all’estero, non in mezzo alla Crisi). Ma credo che la mia vita da expat squattrinata sia stata decisa dal destino il giorno in cui, da bambina, ho stabilito che da grande avrei fatto la giornalista.

La mia vita da pellegrina era già segnata. E sognavo l’estero, sognavo l’America, sognavo di viaggiare. In fondo l’ho sempre saputo che me ne sarei andata.

Avete presente quella canzone di Josè Feliciano Che sarà?

Paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato, la noia, l’abbandono, il niente son la tua malattia, Paese mio ti lascio, io vado via. Per me era come una premonizione.

Ma la mia vita da expat è stata portata alla luce soltanto un paio di anni fa, quando, quasi per caso, ho fatto domanda per una borsa di studio Erasmus per l’Inghilterra. E da lì la mia vita ha preso il volo.

Ho capito che era venuto il momento, il momento di salutare tutto e tutti e partire, partire per inseguire il mio sogno, che in Italia, sebbene gli sforzi, rimaneva ibernato. Dopo un periodo in Germania, dove ho lasciato il cuore (e l’amore) e nella quale spero di tornare, mi trovo tuttora a Bruxelles, dove frequento un Master in Giornalismo Europeo e cerco di costruirmi un futuro.

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Nel frattempo racconto delle mie avventure da expat sul mio blog Tutte le strade portano all’estero.

Il cammino è lungo e tortuoso, quella dell’expat non è una professione semplice. L’expat è solo, in un Paese straniero e spesso inospitale. Ho lasciato in Italia amici, famiglia, tutto quello che avevo e quello che avevo iniziato faticosamente a costruire.

Ma sto bene, sono felice, ho finalmente trovato la mia strada, con me porto la chitarra, e se la notte piangerò, una nenia di paese suonerò. Che sarà, che sarà, che sarà, che sarà della mia vita chi lo sa.

Cosa mi riserverà il futuro? Non ne ho idea. Per il momento vivo il presente, che è bello ricco. Per il futuro c’è tempo. So far tutto, o forse niente, da domani si vedrà, e sarà, sarà quel che sarà.