Diego e Jle sono due ragazzi di Udine di 29 anni, nati e cresciuti in Friuli, che hanno deciso di cercare nuove opportunità nella “terra degli aceri”, dato che l’Italia non sembrava offrirgli prospettive allettanti.
Ecco il racconto del loro “espatrio di coppia” a Vancouver, in Canada.
L’arrivo in Canada e la burocrazia
Siamo atterrati nel giugno del 2011 con l’obiettivo di trovare lavoro per sostentarci e possibilmente uno sponsor (si chiama così il datore di lavoro che ti permetterà di accedere al Work Permit) che ci permettesse di restare in Canada. Essendo insieme da 10 anni, qua siamo riconosciuti come coppia di fatto (un diritto che in Italia manca ma che pone le basi per delle politiche sociali a mio avviso più eque per le coppie che non desiderano sposarsi), ossia agli occhi della legge siamo considerati sposati.
Io (Diego) ho trovato un lavoro in una posizione cosiddetta “skilled” e ho potuto estendere il mio visto lavorativo anche a Jle, permettendole di fare qualsiasi lavoro (mentre io sono legato al mio datore di lavoro per la durata del Work Permit). Spero di non avere confuso troppo le idee! Diciamo, per riassumere, che il Canada incoraggia persone con competenze ed esperienze specifiche ad immigrare e portare valore alla nazione, mentre tende a tutelare i propri cittadini, garantendo un lavoro prima a loro e poi all’eventuale immigrato.
Perché proprio il Canada?
La nostra meta doveva essere una nazione anglofona in quanto dopo anni di studio di Inglese, volevamo sfruttare questa conoscenza. Inizialmente eravamo indecisi fra Canada ed Australia, poi a spostare l’ago della bilancia verso il primo è stato il fatto che l’Australia è comunque distante 22 ore di aereo mentre il Canada “solo” 13 da casa. In Australia abbiamo letto e sentito che è più difficile rimanere dopo il Work Permit mentre qua è relativamente più facile (vedi sopra). Poi la vicinanza con gli States ed il fatto che avevamo un amico che ci ha sempre parlato bene del Canada hanno fatto il resto.
Le prime impressioni su Vancouver e i suoi abitanti
Quando siamo arrivati, ad essere sinceri, ci aspettavamo una popolazione molto eterogenea, con un sacco di persone provenienti da tutte le nazioni. Questo è stato sicuramente in parte rispettato dato che nella zona dell’aeroporto, nell’hotel dove abbiamo soggiornato per i primi giorni, di canadesi-occidentali ne abbiamo visti davvero pochi. Senza scherzare, la maggior parte della popolazione in questa zona (Richmond) è cinese e questo ci ha lasciato un po’ spiazzati. Poi esplorando la città ci siamo accorti anche delle altre comunità che sono presenti qua e che sono un po’ più diluite nel tessuto sociale.
Imparare a conoscere (e capire) i Canadesi
Superato un primo periodo di adattamento ai ritmi, ci siamo concentrati sul conoscere le persone, le abitudini e le zone della città. Le abitudini e lo stile di vita americano sono molto diverse da quelle europeo. Tutti sembrano ossessionati dal loro schedule (agenda di impegni). La loro vita pare cadenzata ed ogni cosa al di fuori di questo schedule li spiazza.
Sinceramente preferisco il nostro stile di vita “alla giornata” in quanto ci rende molto più flessibili ai cambiamenti inaspettati. Naturalmente questa è solo la mia impressione e ci sono persone che invece vivono alla giornata tanto quanto noi… ma il Canadese medio è cosi!
È stato ed è tuttora difficile entrare nella testa e nelle amicizie dei Canadesi, in quanto per tutto quello che è superficiale sono davvero gentili e generosi, appena vuoi approfondire un po’ il rapporto diventano più…sfuggevoli. Probabilmente sempre per questa loro ossessione!
Ricominciare da zero in Canada
È difficile ricominciare da zero, non avendo nulla e nessuno su cui contare per una parola di supporto o una spalla su cui piangere. Prima o poi, quando ti fermi, la nostalgia si fa sentire (specialmente nei mesi invernali quando piove molto) e tu devi essere bravo a guardare al futuro e pensare agli obiettivi che ti sei posto quando sei partito.
La cosa bellissima di quando qualcuno proveniente dall’Europa atterra in Nord America è l’aria di opportunità che respira… girando per la città, parlando con qualcuno… ci si accorge che le possibilità qua sono infinite! Non sono castrate dalla burocrazia come in Italia: qua avere un’idea valida significa verosimilmente fare i soldi… anche partendo dal nulla! Per gli immigrati è forse più difficile, date le limitazioni imposte dallo stato, ma dopo un periodo di gavetta e dopo essere diventati residenti permanenti le porte sono spalancate!
Naturalmente bisogna sempre restare con i piedi per terra. Io uso toni entusiastici perché questa è la percezione che si ha. Naturalmente tanto è facile salire in alto quanto cadere e restare senza nulla.
Gli stereotipi e la percezione degli Italiani in Canada
Quando siamo arrivati, sinceramente ci vergognavamo di essere Italiani. Quello che stava succedendo in Italia ed in Europa, con un governo che fa fare figure barbine ad un intera nazione… beh… non eravamo per nulla fieri. Poi, pian piano, qua abbiamo visto come l’Italiano abbia conservato gli stereotipi che ci hanno resi famosi negli anni che furono: ottimi cuochi, esperti di moda e fashion, grandi amatori e bravi calciatori.
Stereotipi negativi non si registrano… conoscono le vicende del nostro ex primo ministro Berlusconi e sono davvero sorpresi di come sia stato al potere così tanto con così tanti scandali sulle sue spalle… ma non biasimano noi.
Diciamo che accanto agli stereotipi elencati prima ogni tanto c’è anche l’etichetta “Berlusconi” ma è più’ che altro perché è una cosa che hanno sentito in televisione e sono curiosi di sapere se è vero da una fonte che l’ha vissuto sulla sua pelle. Tirando le somme, noi Italiani siamo ben visti, ed io penso che sia soprattutto per la nostra flessibilità e adattabilità alle situazioni, oltre al fatto che siamo molto easy-going e aperti a tutto! Forse in questo sta la differenza più grande fra un Canadese ed un Italiano: la flessibilità!
Gli Italiani che sono venuti qui durante la crisi pre-anni ‘70 hanno tutti fatto soldi con imprese di vario genere, dalle costruzioni alla ristorazione. Vancouver, per dire, è stata costruita dagli Italiani ed una delle imprese più grandi è originaria di Brescia. Adesso ci sarà questa nuova ondata di immigrati e vedremo se la storia si ripeterà. Vero è che al momento la crisi è globale e sarà da vedere se questo sarà un deterrente per lo sviluppo delle imprese.
La nostalgia di casa e delle abitudini italiane
Dell’Italia ci mancano le piccole cose che avevamo, sia materiali che immateriali, con le quali siamo cresciuti e vissuti. I ritmi, le abitudini… tante piccole cose, particolari, dettagli, che qua non ritroviamo e che caratterizzavano un po’ le nostre esistenze. Adesso le dobbiamo sostituire con altre e quando ce la faremo, forse avremo fatto un passo in più’ nel processo che ci porterà a chiamare questa città “casa”.
Giusto per nominarne una: io non sono una persona religiosa, eppure qua mi manca il suono delle campane. Svegliarsi la domenica mattina con i rintocchi del campanile che richiama la messa. Oppure le piazze: qua non ci sono piazze come nei nostri paesi e le nostre città. Ci sono solo incroci e isolati. Cosa che dobbiamo rinchiudere in un portagioie di memorie e rispolverare quando torniamo a fare visita.
Consigli per gli Italiani che sognano di espatriare
Consigliamo a chiunque di intraprendere un’esperienza all’estero, da soli o in compagnia, organizzati o all’avventura! È qualcosa che via apre la mente ragazzi! È un’esperienza che vi forgerà nel carattere e vi darà l’opportunità di guardare la vostra vita da una prospettiva differente. Ci sono un sacco di programmi chiamati “Working Holiday” che permettono il soggiorno con un permesso di lavoro in un paese estero (infatti noi siamo arrivati qui a Vancouver con questo programma). In generale i siti delle varie ambasciate sono le principali fonti di informazione per queste iniziative. Altrimenti una ricerca su Google vi potrà fornire tutte le informazioni che desiderate.
In secondo luogo, qualsiasi Paese visitiate, siate UMILI! Non accanitevi a cercare il lavoro dei vostri sogni o a sbandierare i vostri titoli di studio. Ricordatevi che quando siete in un Paese straniero partite da zero. Dovete mettervi in gioco nuovamente e dovete mostrare quello che valete agli altri, con spirito di sacrificio e buona volontà. In Nord America vige la meritocrazia: se sai fare qualcosa e lo sai fare bene, questo ti viene riconosciuto e vieni premiato per questo.
Terzo, cercate di avere più contatti possibili, non fatevi nessun nemico e cercate di esporre sinteticamente la vostra storia e le vostre capacità a chi incontrate. Più persone contattate in questo modo, maggiori saranno le probabilità di incontrare qualcuno che vi dirà: “hey, io conosco questo ragazzo che cerca qualcuno, prova a chiamarlo”.
Infine, non limitatevi ad elencare le vostre qualifiche, ma se ne avete l’opportunità date anche spazio alle vostre passioni e hobby. Dopotutto questa è la terra delle opportunità: tutto può diventare oro!
Un caro saluto da Vancouver,
Diego e Jle
Se volete contattare Diego e Jle o seguire le loro avventure in Canada, potete leggere il loro Diario da Vancouver oppure cliccare ‘Mi piace‘ sulla loro pagina Facebook
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Vi mando un bacione!!ci mancate:) baciiiiiiii