“Ci vuole coraggio per impacchettare una casa, salutare la famiglia e gli amici e salire sull’aereo” afferma Costanza, una mamma “coraggiosa” che ha seguito il marito a Houston (USA) e ora vive lì affrontando ogni giorno le mille gioie e le altrettante difficoltà di una expat italiana in America.

Se ti incuriosisce sapere qualcosa in più sulla vita all’estero di Costanza, puoi seguire il suo blog Baby at the City oppure leggere la sua storia proprio qui, su Oggi Espatrio.

Quella di Costanza è solo una delle tante storie a lieto fine di Italiani che si sono trasferiti all’estero. Lei ce l’ha fatta: ecco come.

Perchè sono andata a vivere in Texas (USA)

Mio marito lavora per la società di revisione Ernst&Young e circa un anno fa ha chiesto alla sezione preposta di poter essere inserito all’interno del programma di scambio all’estero. Si tratta di un trasferimento all’estero per circa 18-24 mesi e la destinazione dipende dal ramo di specializzazione acquisita dal dipendente. Nel caso di mio marito, il settore di riferimento è l’Oil&Gas: quindi Texas, quindi Houston.

Ci hanno comunicato l’adesione al progetto a fine maggio 2013, e una settimana dopo io ho scoperto di aspettare la nostra seconda bimba: eccitazione, emozione, panico sono le prime tre emozioni che si sono mescolate insieme facendoci vivere i successivi mesi in un vortice di eventi che in un attimo ci hanno catapultati sull’aereo per Houston.

Siamo partiti dall’Italia il 28 settembre, una settimana di formazione a New York e poi il 5 ottobre abbiamo finalmente messo piede in terra texana.

Per il primo mese siamo stati sistemati un temporary living gentilmente offerto da E&Y e in quei 30 giorni abbiamo girato la città da Nord a Sud, da Est a Ovest in cerca di una casa. Non è stato facile, il sistema è completamente diverso dall’Italia e i realtor che assistono gli expat tentano sempre di sistemarli dove più conviene alla loro commissione. Alla fine, comunque, abbiamo trovato una buona sistemazione.

Houston: una città non sempre facile per una famiglia di expat

Siamo a Houston ormai da quattro mesi e posso dire che lo abbiamo fortemente voluto, poi parte del merito va al curriculum di mio marito perché la sua società non regala niente a nessuno quindi se non fosse stato meritorio, non saremmo certo qui. Ed entrare negli Stati Uniti senza una Working Visa è quasi impossibile….!

L’Italia è sempre di più il Bel Paese, culla della cultura, con scenari, odori e sapori meravigliosi, unici al mondo ma la Crisi la sta devastando e la nostra classe politica non è in grado di guidare il Paese fuori dal pantano. Anzi, spesso e volentieri, la gente entra in politica per migliorare la propria qualità di vita ed il proprio conto in banca a discapito di chi li ha votati e fatti sedere su quella determinata poltrona. Il mondo del lavoro è un tritacarne pronto solo a sfruttare risorse giovani a cui offrire due tozzi di pane e poi lasciare ai margini della strada quando sarebbe il momento di concedere un aumento di stipendio od un contratto un po’ più stabile.

Io sono Laureata dal 2005 e non sono mai riuscita ad ottenere un vero e proprio contratto, nonostante non abbia quasi mai perso un giorno di lavoro tra un impiego e l’altro.

Quando poi arrivano i figli, e si inizia a pensare che quello che si sta cercando di costruire non è solo per noi stessi, ma anche per loro, si capisce fin troppo bene che oggi l’Italia non è il posto giusto.

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Ci vuole coraggio per impacchettare una casa, salutare la famiglia e gli amici e salire sull’aereo che ti porta nella nuova destinazione, ma se si vuole cercare di costruirsi un futuro migliore, è l’unica cosa saggia e coraggiosa da fare.

La sensazione di aver fatto bene la si vede poi riflessa nel sorriso e nella serenità del bambino che più di tanto non ha patito il cambiamento.

Vivere in Texas: le sensazioni di un expat dopo alcuni mesi

Posso onestamente dire che Houston non era tra le nostre prime scelte, ma è anche vero che il settore di specializzazione di mio marito non ha lasciato tanto spazio a mediazioni. Houston non è una bella città, molto diversa per certi versi rispetto a tante altre città americane: qui si respira ancora un’aria “di provincia” di cui i texani vanno fieri. Loro prima di tutto sono texani, e poi americani.

Nonostante sia una città fortemente internazionale perché dotata di alcune eccellenze uniche al mondo come il settore medico e quello dell’Oil&Gas, oltre al fatto che qui la Crisi non è quasi mai neanche arrivata, Houston dimostra scarso interesse verso uno sviluppo che aiuti gli stranieri a sentirsi più a loro agio.

Quando devi mettere radici da queste parti, se non sei texano, sei soggetto a tutto una serie di sbarramenti che allungano l’iter burocratico (e che ci fanno strabuzzare gli occhi in certi casi!).

Per esempio, per prendere la patente del Texas, obbligatoria per tutti i residenti, il soggetto richiedente deve avere all’attivo almeno 2 bollette di due utenze diverse, vecchie almeno di 30 giorni, insieme ad un mese di permanente address con tanto di contratto registrato. Poi un conto in banca alimentato da un cedolino fisso e una macchina di proprietà. Senza questi requisiti un non-texano non può richiedere la patente.

Inoltre, finché non si ha la patente del Texas, che equivale alla nostra carta di identità, per pagare con credit o debit card bisogna portarsi dietro un faldone di documenti alto come un umano per dimostrare che non si è dei furfanti pronti a rifilare la fregatura al negoziante, ma si è semplicemente in attesa che la macchina burocratica compia il suo iter.

Per iscrivere un figlio all’asilo, poi, ci sono due diverse liste d’attesa, quella per i locali e quella per tutto il resto del mondo. Questo perché si presuppone che le mamme locali lavorino e quindi debbano avere la precedenza sulle altre che, presumibilmente (secondo loro), sono invece in condizione diversa e quindi possono anche aspettare qualche settimana in più.

Detto ciò, Houston offre tantissimi servizi che in Italia non ho mai visto neanche a livello embrionale: strutture per i bambini all’aperto e al coperto che ti lasciano a bocca aperta! Costi di accesso assolutamente congrui e possibilità di sottoscrivere delle Membership cards che garantiscono l’entrata gratis per tutto il resto dell’anno, con la possibilità di portare anche un ospite o di cedere la tessera ad un parente in caso i genitori siano impossibilitati ad accompagnare i bimbi.

Ospedali con playground in modo che la mamma incinta (il mio caso!) possa tranquillamente svolgere tutti gli esami e le visite del caso senza preoccuparsi che il bimbo annoiato distrugga lo studio del medico o si esibisca nel peggior capriccio del mondo.

Internet è ormai parte integrante della vita di tutti i giorni e tutti lo sanno usare, anche i nonni di 80 anni. Fare la spesa online e chiedere la delivery a casa è gratis per persone over 65 e donne incinte; i punti del supermercato equivalgono a sconti sui label products ma non solo quelli, oppure free delivery nel caso non si rientri nelle due categorie sopra citate.

Qualsiasi negozio ha il proprio sito internet per favorire l’acquisto dal divano, invece di doversi recare in negozio. Questo può essere un plus quando lo store non è dietro l’angolo, ma è anche motivo di impigrimento da parte della gente che, infatti, non muove un muscolo per più di due metri. La macchina è un must e se non ce l’hai, sei out!

Trasferirsi dall’Italia al Texas in cerca di un futuro migliore

Il bilancio generale, so far, è positivo e se dovessimo tornare indietro di un anno, rifaremmo tutto esattamente come abbiamo fatto. E’ un’esperienza che stiamo affrontando tra le mille difficoltà di essere dall’altra parte del mondo da soli e con (quasi) due bambine piccole, ma che ci sta rivelando che siamo più forti di quanto potessimo pensare.

Una volta un amico mi ha detto “Time is on your side, come canta un grande cantante!”. Ed è vero: se si vuole provare a cambiare qualcosa nella propria vita, bisogna farlo quando si hanno l’energia e la forza dalla propria parte. Certo, bisogna anche essere fortunati e poterselo permettere ma nel nostro caso, non facendo un vero e proprio salto nel vuoto, si è trattato più di un convincimento emotivo che altro.

Il cambiamento fa paura, diventa esponenziale quando ci sono dei figli, ma è necessario per mettersi alla prova e capire se effettivamente si ha la forza di vincere le proprie paure.